Agosto 2005 – Frati e suore straordinari di Paolo Bologna
Nel mese di agosto 2005 sono stato a Mlali in Tanzania a dare il mio piccolo contributo da dentista in favore della popolazione locale accompagnato dall’odontotecnico Claudio Strada.Anche io sono stato in quel meraviglioso posto dove il tempo scorre pacificamente lento, al ritmo dei tamburi e delle danze africane. In quel posto così povero e carente anche nelle strutture più basilari, ma così ricco di valori fondamentali che la nostra società occidentale sembra aver scordato, occultato o forse accantonato. Parlo di valori come l’umiltà, la solidarietà, l’altruismo, la generosità e il rispetto della persona umana nella propria dignità più profonda e non solo nell’aspetto esteriore e materiale delle cose.
E’ sorprendente vedere come una popolazione così sfortunata e così colpita da tante privazioni (prime fra tutte la carenza d’acqua potabile, la siccità, la mancanza di elettricità e le malattie infettive), possa essere aiutata da tante persone che impegnano tutta la loro esistenza finalizzata per questo scopo. Durante il soggiorno a Mlali ho avuto modo di conoscere molte di queste persone, di tale spessore morale ed umano, che dedicano l’intera loro vita ad alleviare le sofferenze di quella gente. Persone che portano avanti il progetto iniziato nel 1990 da Padre Angelo Simonetti, attraverso la creazione del Centro di riabilitazione per bambini colpiti da deficit fisici e malformazioni agli arti.
Tali figure umane e professionali sono: il direttore del Centro Padre Francesco (si occupa di tutte le problematiche riguardanti i bambini, coordina tutte le attività dei frati, delle suore, del personale dipendente e del personale in missione); il tuttofare Padre Carlo (meccanico, autista, muratore, falegname, idraulico, elettricista, imbianchino, infermiere, pastore, cuoco); il frate locale Padre Paskali (coltivatore, giardiniere, radiotelegrafista); il creativo ed eclettico predicatore Padre Angelico (parroco della locale parrocchia di Mlali che si adopera incessantemente per far costruire chiese nei villaggi circostanti dove si reca periodicamente per celebrare le funzioni religiose); l’inarrestabile Padre Fabiano della vicina parrocchia di Kibaigwa, Padre Silverio dislocato nella parrocchia di Kongwa, Padre Egidio il più anziano dei frati soprannominato “il fachiro del deserto” dislocato a Mwanza; le instancabili Suor Luz Daliz (chiamata suor Lulù) e Suor Consuelo (suore Colombiane si occupano dei bambini del Centro e dirigono il poliambulatorio); e poi Fra Mario, Fra Giorgio e Fra Silvano (dislocati a Dar es Salaam i quali, oltre ad occuparsi della chiesa cattolica e delle adozioni a distanza dei bimbi orfani, fungono da supporto logistico per il personale italiano che si reca in missione a Mlali e nelle altre località della Tanzania).
La mia missione a Mlali è stata caratterizzata da un dare ma soprattutto da un grande ricevere.
L’attività professionale svolta rappresenta solo una goccia d’acqua nell’oceano, solo un accenno per descrivere la condizione dei pazienti: nel primo giorno di attività svolto nell’ambulatorio dentistico, ho dovuto estrarre, mio malgrado (essendo un conservatorista), una ventina denti ridotti ormai in condizioni indescrivibili.
I pazienti arrivano dal dentista dopo 6 mesi o un anno (a volte persino 2 anni ), per dolori o problemi vari per cui si può immaginare in che condizioni sia la loro bocca. Sono costretti a comportarsi in tal modo a causa della mancanza di mezzi di comunicazione e della distanza che li separa dai villaggi vicini , non c’è un dentista nel raggio di 100 Km. Mlali dista da Dar Es Salaam circa 450 Km. L’unica strada asfaltata della Tanzania è la strada che va da Dar Es Salaam a Dodoma da qui un ramo prosegue a ovest per Tabora e l’altro al nord per Arusha in direzione del Kilimangiaro.
Il villaggio di Mlali (5.000 abitanti) è situato a sud della strada direttrice Dar Es Salaam – Dodoma ; si deve deviare a sinistra all’altezza della località Gairo e poi dirigersi a sud, a circa 30 Km dalla strada asfaltata. In questa zona il mezzo di locomozione più diffuso è la bicicletta per cui ben si comprendono le difficoltà negli spostamenti.
Sono stati quelli, giorni di relativo intenso lavoro, alleggeriti e ricambiati dal riscoprire quei valori fondamentali di umiltà, onestà, dignità, solidarietà, altruismo propri delle istituzioni religiose che vivono e operano in quei luoghi in special modo dei Frati Cappuccini Toscani.
Niente di più piacevole che essere seguito nelle passeggiate pomeridiane sulle strade rosse e desolate, da frotte di bambini che ti chiamano e ti chiedono di poter essere fotografati gridando: “Picia! Picia!” (picha pron.- picia- in swahili significa fotografia) o “Pìpi! Pìpi!” (pìpi in swahili significa caramella).Non c’è niente di più appagante di un sorriso sincero ricevuto da una persona sofferente o da un bambino.
Il Centro, è attualmente diretto da Padre Francesco Borri. Venne fondato da Padre Angelo Simonetti, deceduto nel 1997 a Mlali e seppellito, secondo le sue volontà, lì nel giardino, accanto al convento dei frati.
Tale Centro ha iniziato ad accogliere 5 bambini e oggi ne ospita ben 45! Il Centro di Mlali si compone della sala operatoria dove i bimbi vengono operati periodicamente dai chirurghi ortopedici italiani che si recano volontariamente in missione, ed è formato anche dalla Cappella, dal Dispensario (con l’ambulatorio del medico locale, il laboratorio analisi e lo studio dentistico) dalla calzoleria, e poi dalla piscina per la riabilitazione dei bambini, dalla palestra, dal refettorio e dalla lavanderia.Accanto al centro vi sono il convento dei frati Cappuccini e il convento delle suore Colombiane.
In definitiva, un Centro in grande espansione grazie all’assiduo lavoro dei frati che cercano di dare a quei bambini tutte le strutture necessarie alla loro riabilitazione e alla loro confortevole permanenza. Un Centro che rappresenta per quei bimbi, una sorta di “isola” felice, un mondo essenziale dove possono vivere godendo delle piccole cose che la vita gli concede ogni giorno. Mi auguro di poter tornare ancora in quell’ “isola” di pace, per dare l’aiuto che è mi è concesso fornire attraverso la mia professione e per essere di nuovo in un posto speciale che è simbolo di un modo di vivere che non c’è più.