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Per una storia Saharawi:   Una scelta di libertà

Parte seconda: l'islamizzazione del Maghreb

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L'islamizzazione del Maghreb (VII sec. d.c. - XI sec. d.c.)
Nel VII sec. d.c. ebbe luogo un avvenimento fondamentale per il continente africano: nel 640 d.c., otto anni dopo la morte di Maometto, arabi musulmani sotto la guida del califfo Umar ibn al-Khattab conquistano la penisola araba, parte dell'impero sassanide e le province di Siria ed Egitto dell'impero bizantino.

Prima della fine del VII sec. i musulmani sono penetrati nel Maghreb e nel 711 attraversano lo stretto di Gibilterra con un esercito di berberi convertiti, insediandosi nel sud della Spagna.
L'islamizzazione del territorio del Sahara, dove nomadizzavano i Sanhaja e gli Zenata, avvenne lentamente e superficialmente a partire dalla metà dell'VIII sec.

Le prime ondate arabe non penetrarono direttamente nel deserto, ma furono piuttosto le popolazioni berbere a diffondere inizialmente l'Islam in queste zone.
Risale a questo periodo l'estensione della supremazia dei Sanhaja sulle popolazioni dell'Africa sub-sahariana comprese fra il Senegal ed il lago Ciad.

Una via carovaniera aperta intorno al 700 d.c. si snodava attraverso 142 tappe, contrassegnate da altrettanti simboli rupestri di carri, dal colle di Zenega sino a Goundam nell'attuale Mali vicino a Timbuctoo, passando per Tauz, Fum el Hassan, Zemmur (Sahara Occ.), Adrar (Mauritania), Tagant, Tichit (Mauritania), Oualata (Mauritania).

Un'altra importante via era quella che andava da Sijilmassa nel sud del Marocco sino al Ghana.

I mercanti nomadi volevano spezie, schiavi, avorio e l'oro delle valli fluviali del Senegal e del corso superiore del Niger.

In cambio portavano bestiame, cavalli, rame, ferro, cauri ed a poco a poco anche l'Islam.

Le popolazioni nomadi divennero il tramite tra la grande area berbera, che comprendeva la Libia ed il Maghreb attuali, prima e dopo l'islamizzazione, e l'Africa sub-sahariana: due zone di popolazioni sedentarie unite da una grande rete di tribù nomadi.
All'inizio del IX sec. i Lemtouna (la più potente frazione dei Sanhaja), si scontrarono vittoriosamente con le popolazioni nere Soninke e fissarono il loro principale insediamento ad Aoudaghost: una città di 5.000 abitanti, 600 chilometri ad est di Nouakchot.


Nel secolo successivo i Sanhaja dovettero fronteggiare le pressioni delle tribù berbere Zenata da nord e delle popolazioni nere del regno del Ghana da sud.


Gli Zenata nel corso dell'VIII sec. avevano fondato nella regione di Tafilalet (sud-est del Marocco) l'insediamento di Sijilmassa e poi esteso la loro autorità sulla valle del fiume Draa (sud del Marocco), dove controllavano numerose oasi. In questo modo ostacolarono le tradizionali migrazioni ed i commerci dei Sanhaja dall'Atlante verso l'interno del deserto.
Alla fine del X sec. il regno Soninke del Ghana aveva riconquistato Aoudaghost ed imponeva tasse ai Sanhaja che vi risiedevano.

I Sanhaja si videro così costretti dagli Zenata a nord e dai Soninke a sud a ripiegare verso Atar, sulle montagne mauritane dell'Adrar.


All'inizio dell'XI sec. l'Islam si diffonde fra i berberi Sanhaja con grande intensità.

Mentre l'Africa mediterranea accolse subito la nuova fede, le popolazioni nomadi dell'interno del deserto si dimostrarono refrattari ad ogni tentativo di islamizzazione durante i primi quattro secoli di contatto, mantenendo le originarie credenze animiste.

 

Solamente quando il predicatore fu uno di loro accettarono la nuova religione.

    Secondo la tradizione fu Yahya Ibn Ibrahim, uno cheikh Sanhaja, che, rientrato da un pellegrinaggio alla Mecca e vergognatosi dell'ignoranza della sua gente, chiese al marabutto Abdallah Ibn Yacin di seguirlo a sud ed aiutarlo a diffondere l'Islam presso i Berberi del deserto. Ibn Khaldun, lo storico del XIV sec., riporta come, nel 1030, Ibn Yacin e due cheikh Lemtouna 'si ritirarono dal mondo andando in una collina circondata dall'acqua ….e, scegliendo ciascuno il proprio luogo, si dedicarono ad una vita di preghiera'.

    Inizialmente si individuò il luogo nell'isola di Tidra, 150 km. a sud di Capo Blanco (Mauritania), ma tuttora non è stato trovato accordo sull'esatta ubicazione.
    Presto si creò un convento (ribat) i cui appartenenti furono conosciuti come al-murabitun (da cui Almoravidi).

    Attirarono l'attenzione delle tribù nomadi vicine e conquistarono alla nuova fede numerosi discepoli (telamid) appartenenti soprattutto alle tribù Lemtouna che vi si recarono per meditare ed imparare i precetti dell'Islam sunnita di rito malekita e le tecniche di conversione.

    Quando nel 1041-42 uscirono dal ribat erano un esercito, dedito alla propaganda della vera fede e pronto alla jihad (guerra santa) contro chiunque rifiutasse di seguirli nella loro lotta contro l'animismo, la superstizione e l'eresia.

 

In breve numerose tribù Sanhaja aderirono: Gadala, Lemtouna e Massoufa si unirono sotto il comando dello cheikh Lemtouna, Yahya Ibn Omar.

 

Nel 1054 Yahya Ibn Omar conquistò Aoudaghost prendendosi la rivincita sul regno Soninke del Ghana; nello stesso periodo Abdallah Ibn Yacin prese Sijilmassa togliendola agli Zenata.

 

Con queste due vittorie i Sanhaja ripresero il controllo delle rotte carovaniere trans-sahariane a discapito dei loro storici rivali.

Gli Almoravidi proseguirono nel loro cammino verso nord, conquistando il Marocco (nel 1062 fondano la capitale Marrakech), l'Algeria occidentale e riunificando la Spagna musulmana contro la reconquista cattolica guidata da Alfonso VI, che aveva messo in crisi il califfato umayyade.

 

Le tribù Sanhaja rimaste nel deserto attraversano un periodo di lotte interne per la supremazia e di ribellione nei confronti degli Almoravidi, stabilitisi nel nord del Maghreb.

Il potere degli Almoravidi dura solamente un secolo, ma porta all'islamizzazione di tutta l'Africa occidentale evitando il frazionamento in riti diversi.
Agli Almoravidi succedette la dinastia degli Almohadi (1130-1269), aiutati dai berberi Masmouda dell'Alto Atlante ed il cui impero nel suo momento di massima estensione comprendeva Marocco, Algeria Tunisia e la parte musulmana della Spagna.

 

Le tribù Sanhaya ripiegano nelle regioni che vanno dalla Saguia el Hamra al Senegal (gli attuali Sahara Occidentale e Mauritania).
Una nuova invasione si preparava da est ed avrebbe portato nel corso dei secoli successivi all'arabizzazione delle tribù berbere del deserto ed alla configurazione sociale e politica delle popolazioni che oggi si chiamano Saharawi.

 

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